I mari del Sud narra la scomparsa di Stuart Pedrell, eccentrico industriale catalano e uomo dai gusti e dalle abitudini curiose: amante di Gauguin, dei suoi quadri, della sua voglia di fuga, tormentato da un verso di Quasimodo che dice "più nessuno mi porterà nel Sud", alacre lettore di Eliot, Melville, Rilke, Pavese, Huxley, de I paradigmi della scienza di Kung, grande estimatore dei Pink Floyd e possessore maniacale di mappe oceaniche. La vicenda si svolge a Barcellona, avvolta dalla nube minacciosa delle elezioni del 1979.
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Al fine di rendere edotto il lettore sulla vicenda, Montalbán utilizza la forma dialogica tra Carvalho e la sua amante Charo, quando cibo e mistero diventano cosa sola:
«Charo si era decisa per uno stufato di verdure e tonno fresco alla piastra. Carvalho continuava a bere in modo ossessivo il suo vino, quasi si trattasse di una trasfusione bianca e fredda.
“Di che ti occupi ora?”
“Di un morto scomparso.”
“Hanno rubato un cadavere?”
“No. Un uomo scompare e un anno dopo lo ritrovano morto. Voleva cambiare vita, paese, continente, mondo e alla fine ricompare accoltellato tra ferri vecchi e calcinacci. Un fallito. Un ricco fallito.”
“Ricco?”
“Ricchissimo”».
Questo uomo è Stuart Pedrell, il quale aveva detto o comunque fatto capire che avrebbe desiderato andare nei mari del Sud. Al contrario, si trova cadavere in un vicolo di Barcellona.
A Magin, dove ha sede l'azienda di costruzioni di Pedrell, la vedova, diversamente dai soci del marito defunto, esige a tutti i costi una spiegazione dell'accaduto. Perchè è stato ucciso? Come? Da chi?
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